Siamo talmente abituati a ricevere da Dio, che rischiamo di dimenticarci la meravigliosa sensazione di amore, di pace e di libertà che abbiamo provato quando Dio è entrato nella nostra vita. Parlando di evangelizzare, una volta una sorella ha detto che lei non è stata chiamata a evangelizzare, che per farlo occorre la chiamata.. Questo è uno scoglio che a molti piace e sembra più una spiaggia caraibica, perché evangelizzare significa annunciare Gesù e si è soggetti a confronto e molto spesso critica, inoltre c’è qualcuno che ti sussurra all’orecchio che non sei all’altezza, quindi è meglio evitare, come dicevo, se non si sta attenti con il tempo si perde il senso delle cose importanti.
Non ci dobbiamo vergognare di Gesù! Non possiamo pensare di essere impreparati o inadeguati, perché un silenzio o una azione valgono più di mille parole e noi, che lo vogliamo o meno, evangelizziamo del continuo presentando noi stessi. Le persone ci valutano e ci pesano sia che predichiamo Cristo o meno. Ma cosa succede quando rinunciamo alle nostre indecisioni e invece abbracciamo l’obbedienza e ci lanciamo all’annuncio della salvezza? Dio risponde ai nostri bisogni: ci da la forza di correggere le nostre mancanze, ci dimostra che è il soccorritore che riempie la nostra bocca attraverso la guida dello Spirito Santo, rimaniamo stupiti di cosa diciamo e di come Dio ci ha guidati, vediamo Dio all’opera prima in noi e il rapporto di servitore cambia e diventa più maturo. Ne consegue che anche la nostra vita cambia, perché la salute spirituale sta nel servire Dio. Tutti i Cristiani nati di nuovo sono ADEGUATI per servire Dio. Chi PREPARA e ATTREZZA è Dio, ma questo avviene quando in noi nasce il sentimento dell’obbedienza alla sua parola che ci chiama a tempo e a fuor di tempo. Come potrà mai Dio darci ciò che non vogliamo e come farà a salvare se nessuno andrà?